
“La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità.”
Queste parole suonano come inno alla carità e hanno caratterizzato l’esperienza di camposcuola svolta a Monte Cerignone (PU) nella settimana dal 3 al 9 Agosto. È stata una grande occasione di condivisione per i gruppi dei giovani, giovanissimi e post-cresima, i quali, nonostante il divario generazionale, hanno trascorso intense giornate di preghiera immersi nella natura incontaminata e silenziosa, nonché momenti di confronto e riflessione sulla Parola di Dio. Al termine di questa esperienza, campisti ed educatori hanno voluto condividere con noi il loro vissuto in quei giorni all’insegna della preghiera e dello scambio generazionale.
Cosa ha rappresentato per te questo camposcuola? E cosa ti porti in valigia?
Questo camposcuola è stato un punto di svolta molto importante nella
mia vita. Grazie al tema della carità sono riuscita a cambiare il mio modo di
pensare e di fare sia nei rapporti umani e sia nel cammino di fede.
Segna l’inizio di un viaggio di condivisione con i più grandi, i quali ci stanno
offrendo un grande bagaglio nel segno della fratellanza e della carità per una
comunità più unita.
Questo cammino
spirituale mi ha permesso di guardare la vita in un’ottica differente ovvero
improntata nella carità e di applicare quest’ultima in ogni aspetto della mia
quotidianità. Sicuramente sarà un percorso non facile ma basta essere temerari!
Martina Gorgoglione, campista del gruppo giovanissimi
Questo camposcuola per
me, come giovane, ha rappresentato un punto di svolta. Sono partito con qualche
domanda alla quale cercavo una risposta ed in parte l’ho trovata. Grazie al
brano meditato (1 Cor, 13) porto nella mia valigia un modello da seguire: un
modello di amore, di carità, di perdono. Ritorno a Barletta con il chiaro
messaggio che compiere atti di carità benevola mi avvicina a Dio e quindi alla
felicità.
Ringrazio per questa opportunità Don Pino, Don Francesco, tutta l’equipe degli
educatori e non per ultimi i ragazzi dei gruppi post cresima e giovanissimi
dimostratisi ottimi compagni di viaggio e occasione per me di maturazione umana
e spirituale.
Davide Sgamma, campista del gruppo giovani
Ciò che portiamo nel nostro bagaglio dopo questo camposcuola è il
desiderio che il gruppo post cresima possa crescere e maturare spiritualmente.
Da non sottovalutare è la profondità spirituale che questi ragazzi hanno
dimostrato, pur essendo appena dei germogli. Il nostro augurio è che questo
possa essere il primo di molti passi che porteranno il gruppo post cresima ad
integrarsi nell’intero gruppo giovanile e a diventare membra attive della
nostra comunità parrocchiale.
Annamaria Dipace e Andrea Sgamma,
educatori del gruppo post-cresima
Un’esperienza
totalizzante come quella del camposcuola, che comporta trascorrere intere
giornate in comunità, non può non lasciare un segno indelebile nell’animo di
ciascuno. Non solo come campisti ma anche come educatori del gruppo
giovanissimi, io ed Alberto siamo ritornati a Barletta certamente diversi da
come eravamo partiti: respirare aria pura, leggendo passi del Vangelo e avendo
la possibilità costante di confrontarci, ci ha profondamente arricchiti.
Ringraziamo il Signore ora e sempre per averci donato la responsabilità di essere
guida del meraviglioso gruppo giovanile della nostra Parrocchia perché, pur
essendo una sfida costante, ci aiuta a vivere con consapevolezza il Vangelo e a
sforzarci di migliorare, consapevoli che “la carità non avrà mai fine”.
Cinzia Defazio e Alberto Cassano, educatori del gruppo giovanissimi
“La carità è paziente”: un versetto denso di significato che
ben rappresenta il filo rosso che ha unito le anime dei partecipanti al
camposcuola 2020. Sì, la pazienza di saper attendere perché, per la prima
volta, abbiamo vissuto un campo unitario che ci ha fatto comprendere che…
stare insieme è bello! Un caleidoscopio generazionale che ha visto la partecipazione di
ragazzi di tante età diverse che si sono conosciuti ed accolti nelle proprie
diversità. Il salmo 132 recita così: “Ecco, com’è bello e com’è dolce che i
fratelli vivano insieme”. Questo abbiamo sperimentato e ci portiamo a
casa.
Sì, è bello poter sognare una comunità dove tutti noi, nelle differenze
e nelle bellezze di ciascuno edifichiamo la comunità, come è accaduto nella
settimana marchigiana. Noi ci impegneremo a realizzarlo e desideriamo dire a
tutti voi con gioia: “Continuiamo a costruire insieme la nostra comunità
come sorelle e fratelli che stanno bene insieme”.
Adele Mellone e Ruggiero Rutigliano, educatori del gruppo giovani

Mariagrazia
Spadaro
mariagrazia.spadaro2110@gmail.com
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