I prodromi di una relazione d’amicizia “sino alla morte”.
Inizia un anno nuovo, Salvatore, amico nostro. Un nuovo inizio. E in questo spazio vogliamo “chiacchierare” con te del principio di una amicizia, di un’amicizia vera, pura e profondamente autentica con Vincenzo, tuo condiocesano ed amico di corso al Seminario regionale di Molfetta, ora sacerdote (attualmente vicario parrocchiale presso la S. Famiglia di Barletta). Ci ha raccontato un po’ gli inizi della vostra amicizia: “La prima volta che l’ho incontrato è stato nell’estate del 2011, perché a Barletta nella parrocchia del Crocifisso vi era un evento dedicato alla missione”. E di lì a poco sareste entrati insieme in Seminario per frequentare l’anno propedeutico. “Sapevo che Salvatore sarebbe entrato con me in Seminario e il primo impatto che ebbi – ero giovane ed avevo 19 anni, mentre Salvatore era più grande – fu positivo: vi scorsi un atteggiamento di persona matura, aperta, adulta; e questa cosa mi stupiva, perché io mi relazionavo molto meglio con persone più grandi”. Questo ha sicuramente portato uno slancio maturo e sereno nella vita umana e spirituale di Vincenzo, confidatoci da lui stesso. Questo ritratto iniziale di Salvatore non lo rendeva inavvicinabile: “anzi – continua Vincenzo – era lui che cercava di parlare con me ed era molto spontaneo e libero”. L’impatto con te, Salvatore, inevitabilmente ha portato la relazione e la vostra amicizia a livelli più alti e più profondi. Ciò fu anche facilitato dal fatto che la stanza di Vincenzo, con quella tua e di un altro amico della diocesi di Taranto, Marcello, furono poste al piano superiore rispetto a tutte le altre stanze di coloro che stavano frequentando il propedeutico: molto tempo è trascorso nella condivisione e nelle chiacchierate di giovani che si preparano ad un percorso di discernimento e preghiera. È questo l’inizio di una grande amicizia che porterà Vincenzo e te, caro Salvatore, ad essere amici molto stretti, non solo dal punto di vista umano e culturale, ma anche spirituale. L’amicizia non è solo condivisione del tempo di un caffè, ma è soprattutto apertura verso l’altro, apertura del proprio cuore, riponendo fiducia nell’altra persona. Quanto oggi possiamo fidarci dell’altro? Certo, col rischio di essere delusi; ma ne vale la pena. Come è accaduto per Vincenzo e Salvatore. Che sia un anno di fiducia verso Dio, l’altro ed il tempo che ora in questo nuovo anno si apre davanti a noi.
Giovanni Solenne
nannisolenne@gmail.com
Ruggiero Rutigliano
illietogiullare@gmail.com
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