Fratelli e sorelle,
l’anno si è concluso. Due appuntamenti ci avevano affascinati: il 40° anniversario della istituzione
della parrocchia e il 25° della dedicazione della
chiesa e della consacrazione dell’altare. La Santa
Sede aveva generosamente concesso di godere dell’indulgenza plenaria: un bene soprannaturale di straordinaria efficacia
che ci ha accompagnato in un cammino di santità. In una logica umana si effettuano bilanci, si riconoscono perdite e si
accumulano profitti. Altri utilizzano la terminologia dei punti
di forza e punti di debolezza. Ammiro il coraggio di chi vuole
a tutti i costi fare bilanci e poi, ovviamente esprimere giudizi,
promuovere e bocciare. Attività piuttosto complicata a scuola,
impossibile farlo a livelli soprannaturali.
È la grazia di Dio la protagonista. È la tua generosità aperta
al Signore perché ti guidi, Lui, in un cammino di santità. Si poteva fare di più, certo. Potevano realizzarsi meno iniziative. Co-
munque, una parrocchia viveva, cercava di vivere la sua vita di
comunità, famiglia di famiglie nella Paternità divina, guidati dal
Buon Pastore, sostenuti e illuminati dallo Spirito di amore. Forse
il Signore ha dovuto correggere tante nostre imperfezioni, e colmare lacune di generosità ed impegno… ma non ci ha dovuto
buttare giù dal letto. Noi eravamo, e siamo qui, a lavorare nella
vigna del Signore senza rivendicare meriti e promozioni e, magari, il favore popolare. Quante volte abbiamo spiegato le parole: “operai” per avere i quali il Signore della messe chiede che si
preghi. Ma non perché siano tanti ma perché ERGATES = ERGON
= ENERGIA. Abbiamo volontà di lavorare per il Signore, senza
gradi, fanfare, piedistalli e… insieme, come famiglia.
E in una famiglia, la famiglia di Dio = la Chiesa, si sta insieme,
ci si capisce, ci si perdona e si rimane, pronti ad impegnarci. I frutti
dello Spirito, ci dice S. Paolo (Sal 5,22) sono nove, ma S. Girolamo
usa una versione più lunga, dodici, e li riporteremo adesso: carità
(o amore), gioia, pace, pazienza, benevolenza (o gentilezza), carità, longanimità (grandezza d’animo), mitezza (o dolcezza), fede,
modestia, continenza (o autocontrollo), castità. I frutti aggiunti
da S. Girolamo sono appunto: longanimità, modestia e castità.
Sono i frutti dell’opera in noi dello Spirito Santo. Sono i segni di
una comunità carismatica, dove non ci sono sceriffi o solisti, inquieti e scoraggiati, euforici o depressi… ma figli di un Padre che
ci vuole fratelli e famiglia. E ci ha affidato i sacramenti, ci chiede
di celebrare anche più volte al giorno il memoriale della morte e
resurrezione di Suo Figlio, ogni giorno ci permette di assolvere dai
peccati, e… di introdurre nella chiesa attraverso il Battesimo altri
figli e benedire i giovani che celebrano il matrimonio…
Ogni anno è anno santo. Questo lo è stato per motivazioni particolari, ma sempre, se vuoi, puoi compiere un cammino di conversione, puoi accostarti ai sacramenti, puoi ricevere
formazione, anche se in un contesto a volte di mortificazione.
Girava una foto con la seguente espressione, condivisibile: “La
vita a volte ci maltratta un po’, ma solo per farci diventare persone migliori”. Non è, ovviamente, Parola di Dio, ma accettare
con amore la fatica del vivere in comunità e rimanerci, è mortificazione passiva, criterio di un autentico cammino di santità.
Dove non si usa il pronome personale “io”, ma il plurale “noi”
insieme. OMNES CUM PETRO AD JESUM PER MARIAM. Tutti
con la Chiesa verso Gesù per Maria. Insieme, CHIESA SANTA
FORMATA DA PECCATORI. Il Signore ci doni di imparare sempre meglio a camminare insieme – dicono SINODO –, a non
lasciare indietro nessuno, ad ascoltare tutti, anche chi parla a
bassa voce pregando, chi urla, ad abbassare la voce. INSIEME
con Gesù. Un’unica famiglia. Dove ci si perdona, ci si vuol bene.
E ora, quali conseguenze? I frutti dell’Anno Santo.
Prima di tutto, da Gesù di cui si diceva: “Ha fatto bene ogni
cosa, ha fatto udire i sordi e parlare i muti” (Mc 7,37).
Un linguaggio nuovo, l’ascolto di tutti, il fare bene quello
che normalmente fai. È passato Gesù: mi ha rialzato, perdonato, incoraggiato, ora ascolto Dio che mi parla e parlo le parole
di Dio. Una logica nuova fatta di accoglienza e che promuova e che ci rialzi. Una fede più ardente che ci aiuti in una vita
che per alcuni è piena di sofferenza e che comunque è difficile
per tutti. Una pastorale, un apostolato che non deve riportare
le lancette dell’orologio al prima della pandemia, ma al dopo
per una parrocchia rinnovata, ma non perché si facciano tante iniziative nuove, magari, ma quello che si riesce a fare lo si
faccia con uno spirito nuovo. Un’aria più fresca, più frizzante,
piena dell’ossigeno della grazia di Dio, riscaldata dall’amore
per la preghiera. Lo sognate voi fedeli, a maggior ragione, lo
sogniamo noi preti che abbiamo dato la vita. E non per tirare
a campare, ma per il sogno dell’eterna giovinezza dello Spirito.
Pensate: SIAMO FIGLI DI DIO!
don Pino Paolillo
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